n un tempo in cui la libertà di pensiero e di parola continua a essere minacciata in molte parti del mondo, la vicenda di Tat’jana Gnedič risuona con una forza straordinaria. La sua storia ci ricorda che la cultura, la letteratura e la traduzione non sono solo esercizi intellettuali, ma atti di resistenza, capaci di preservare l’integrità dell’animo umano anche nelle circostanze più estreme.
Affrontando a memoria la traduzione di un poema di Byron mentre si trova in prigione come “nemica della patria”, Tat’jana Gnedič compie un’impresa prodigiosa, un atto di resistenza nei confronti dell’ottusità del potere. Una storia sorprendente sulla forza dei libri e di chi li ama.
Grazie alla curatrice Giulia Gigante, il racconto che Efim Ėtkind dedicò alla vicenda di Gnedič torna oggi in una preziosa edizione italiana. Pubblicato per la prima volta nel 1994, il testo restituisce con partecipazione e misura la voce di una traduttrice che trasformò la prigionia in un gesto di libertà intellettuale.
