L’autunno quasi concluso è stato accompagnato, come ogni anno, da una nuova sessione di tesi. Congratulazione ai nostri neo-laureati!
I mesi che hanno preceduto questo felice traguardo sono trascorsi per tutti all’insegna dell’emergenza e dell’isolamento. Malgrado gli ostacoli generati dalla chiusura delle biblioteche, la difficoltà di viaggiare per conoscere il Paese di cui si studia la lingua, e la fatica di cambiare le nostre abitudini, i nostri giovani neo-laureati hanno dimostrato che è sempre possibile portare a termine ciò che si è scelto di perseguire.
La sessione, svolta dal 5 al 7 novembre, ci ha proiettato dentro paesaggi linguistici eterogenei, facendoci percorrere idealmente la geografia e la cultura di luoghi cari alla comunità del Vittoria.
Nell’esercizio della traduzione di testi inediti, i candidati si sono confrontati con affreschi storici, quali la dissoluzione dell’Unione Sovietica attraverso la lingua innovativa di Andrej Rubanov; hanno ripercorso eventi epocali come l’incidente di Chernobyl, incrociando le memorie dei testimoni; hanno attraversato le pagine che descrivono la rivoluzione teatrale di Konstantin Stanislavskij; hanno passeggiato nelle stradefumose della Londra Vittoriana per rivelare le contraddizioni della cultura di massa sensazionalista emersa sullo sfondo dei tragici delitti di Jack The Ripper, il primo serial killer dell’epoca moderna; hanno viaggiato nel folklore tradizionale irlandese che si trasferisce da generazioni nella forma della fiaba.
Come programmato, in adesione alle norme ministeriali, la sessione di tesi si è svolta da remoto. I candidati hanno vissuto questo giorno speciale lontano dalle colorate geometrie che affrescano le pareti della sala lauree. Lo hanno sperimentato all’interno delle mura domestiche, in compagnia delle proprie famiglie, condividendo le emozioni con gli insegnanti che hanno accompagnato il loro percorso, dialogando con i membri della commissione fino alla meritata proclamazione del Prof. Paolo Bertinetti, quando hanno sentito pronunciare le parole più attese.
Nel festeggiare e augurare loro un grande in bocca al lupo vorremmo infine suggerire una differente interpretazione della condizione generale evocata spesso in questi mesi nella sua accezione pregiudizievole e relativistica: “l’incertezza”, da cui deriva un inafferrabile sentimento del caos. Il caos, tuttavia, è per i greci la nuvolaglia da cui è emerso quel meraviglioso orologio che è il nostro universo. L’incertezza invece, dando meno credito ai discorsi pubblici e maggiore credito a William Shakespeare, è uno stato, quasi un dono, delle anime giovani. Per usare le parole del drammaturgo inglese: the uncertain glory of an April day, l’incerta gloria di un giorno d’Aprile.
In attesa della primavera …