Sessione di tesi del 02/04/20

La necessità di ricorrere alla didattica a distanza, come conseguenza della chiusura delle scuole dovuta all’emergenza sanitaria per il Coronavirus, include le sessioni di tesi. In questo periodo tumultuoso tuttavia la vita accademica non si arresta ed è pronta a trasformarsi, accogliendo nuove sfide.

In particolare oggi siamo felici di poter condividere con voi il momento tanto atteso per ogni studente dal primo giorno d’università: la laurea.

La discussione della tesi si è svolta tra banchi d’eccezione, le scrivanie delle nostre case, ma con quelle stesse persone che il lavoro l’hanno realizzato, l’hanno accompagnato e lo hanno letto per attribuirgli il giusto merito. Se fossero i luoghi a fare la differenza, potremmo arrenderci all’idea che a nulla è valsa la fatica di mesi, invece sono le persone che realmente contano e questo il Vittoria lo sa bene.

Allora, innanzitutto, congratulazioni ai nostri dottori!

Lo studio delle lingue ci insegna che la distanza geografica può essere superata con il linguaggio, che è importante costruire ponti, come è importante essere disposti ad affrontare ciò che non si conosce, che non si è sperimentato, che non bisogna fermarsi di fronte a una parola sconosciuta quando si svolge l’attività di interprete, così come ogni nuovo testo da tradurre va trattato come un’opportunità.

 In aggiunta, poiché di parole ci occupiamo, le studiamo e ne diventiamo i mediatori, non trascuriamo che il vocabolo “insegnare” nella sua etimologia è legato all’idea di segno, vuol dire, infatti, “imprimere”; a sua volta la parola “dottore” proviene dal verbo “docere” (insegnare). Ci auguriamo dunque che i nostri neo-dottori portino con sé, nel loro alfabeto di ricordi, i semi degli insegnamenti ricevuti e lascino a loro volta un segno personale nelle attività future.

La festa per gli studenti e per le loro famiglie è solo all’inizio. A loro, come a tutta la comunità del Vittoria, li attendono giornate ancor più gioiose e cariche di entusiasmo quando potremo rivederci e abitare di nuovo gli spazi che tanto ci sono cari, quelli di via delle Rosine 14, con i loro volti e i loro colori.