Nella settimana dedicata al Salone del Libro l’Associazione culturale Russkij Mir di Torino ha presentato Qui è tutto diversamente identico (Impremix Edizioni), l’ultima fatica letteraria di Anna Roberti, una delle figure cardinali della traduzione e dell’interpretariato dalla lingua russa.
Il volume, pur rifuggendo tentazioni memorialistiche o autobiografiche, raccoglie le testimonianze di incontri con alcune personalità che Anna Roberti ha selezionato per mostrare in filigrana la realtà multiforme dell’Unione Sovietica degli anni 80. Una raccolta che pone al centro della sua narrazione la professione dell’interprete, e lo sguardo acuto e affettuosamente ironico impiegato nello svolgimento di questo ruolo, giacché “l’intermediaria è un cristallo su cui non si punta l’attenzione”, una figura indispensabile ma trasparente, per consentire la comunicazione tra mondi e culture diverse.
Una scelta professionale avvenuta un po’ per caso, come ricorda Anna, cominciata in campo tecnico scientifico all’interno della Fiat, dopo 10 mesi di borsa di studio a Mosca. E proseguita collaborando con l’associazione Italia Urss e, successivamente, nel ruolo di direttrice di Russkij Mir.
Il libro riflette la varietà dei ritratti e degli incontri di Anna Roberti, nel suo percorso di interprete in Italia e in Unione Sovietica tra il 1979 e il 1991. A partire dalla frequentazione con Primo Levi che la influenza nel lavoro di scrittrice e a cui Anna affida i primi esperimenti letterari; ed è proprio l’autore di Se questo è un uomo a spronarla nel raccontare le esperienze della sua professione. Ma anche e sopratutto personalità illustri della cultura sovietica: il cantautore Bulat Okudžava, di passaggio a Torino in occasione del Premio Tenco per un concerto nello storico locale del Centralino, in via delle Rosine. Il luminare della medicina Gavril Ilizarov, divenuto celebre per l’invenzione dell’apparato di Ilizarov, utilizzato per allungare o modificare la forma delle ossa degli arti superiori e inferiori; Andrej Vozneseskij, poeta di culto per la generazione del disgelo, capace di riempire gli stadi durante le sue letture pubbliche; Boris Piotrovskij, direttore dell’Hermitage di San Pietroburgo dal 1964 al 1990. Ma anche Oleksandr Zavarov, il primo calciatore sovietico a giocare nel campionato di calcio italiano, nelle file della Juventus, creando molte aspettative nella stampa specializzata che lo appellò “lo zar del calcio”, ma le cui vicende sportive portarono grande delusione ai tifosi.
Anna Roberti racconta aneddoti e svela retroscena dei suoi incontri attraverso una scrittura ricca di elegante chiarezza ed ironia. Le cene a casa di Marta Marzotta, lo spaesamento del campione della Dinamo Kiev, lo sguardo sorpreso degli ingegneri, ospiti della Fiat, nelle loro prime visite nel mondo occidentale: l’Upim e il desiderio di consumo, Upim kupim (compreremo)!